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Le ricette dei film che hanno fatto la storia del cinema: dallo schermo alla tavola con Pomì!

Le ricette dei film che hanno fatto la storia del cinema: dallo schermo alla tavola con Pomì!

Esplorare le ricette dei film è un'avventura culinaria che ci permette di assaporare da vicino le emozioni dei nostri personaggi preferiti, trasformando una serata davanti allo schermo in un'esperienza capace di bucare la quarta parete e farci sentire parte dello spettacolo. 

Questa guida, pensata con un pizzico di ironia e qualche considerazione relativa ai vari contesti, ci accompagna in un viaggio dallo schermo alla tavola con Pomì. Che si tratti del leggendario cocktail di gamberi di The Blues Brothers o del sushi preparato da nientepopodimeno che Hattori Hanzo in Kill Bill, passando per i romanticissimi spaghetti di Lilli e il Vagabondo e gli iconici Bud Spencer e Terence Hill in Lo chiamavano Trinità, ogni piatto rappresenta un ponte tra noi e le storie che amiamo. 

Preparate quindi le forchette (e i telecomandi): è tempo di dare ai classici del cinema e della TV un delizioso ruolo da protagonisti nelle nostre cucine!

Il cocktail di gamberi di The Blues Brothers è la ricetta da film che verrebbe in mente a chiunque

Nel film cult in cui Dan Aykroyd e John Belushi incarnano i fratelli Jack e Elwood, freschi di galera e con una missione quasi divina, si infilano in un ristorante con l’obiettivo di convincere un vecchio compagno di avventure musicali. Il loro piano? Convincerlo a tornare sul palco con la vecchia band. La strategia? Ordinare un'esagerazione di cocktail di gamberi e una dozzina di bottiglie di champagne. 

Con il loro fascino da ex detenuti e un comportamento che ridefinisce il concetto di fuori luogo, riescono a riaccendere la fiamma musicale del loro amico, ma anche a fargli guadagnare un bel cartellino rosso dal suo datore di lavoro. Tutto questo, in meno tempo di quanto ci voglia per dire "blues".

Il sushi di Hattori Hanzo: Kill Bill vol.1

Quando Beatrix Kiddo, meglio nota come La Sposa e incarnata dalla carismatica Uma Thurman, mette piede a Okinawa, il suo cammino la conduce dritta al bancone di Hattori Hanzo. Quest'ultimo, un samurai leggendario ritiratosi tra le tranquille mura del suo sushi bar, crede di trovarsi di fronte a una classica turista americana. Tra uno scambio di battute con lo chef e l'assistente, e l'arte di preparare nigiri che solleticano il palato, però, La Sposa lascia cadere la maschera. La sua missione non ha a che fare con le delizie culinarie giapponesi; quello che brama è una katana forgiata dall'abile Hanzo per portare a termine la sua epica vendetta. 

Curiosità da cinefili: il nome Hattori Hanzo attinge dalla storia giapponese, riferendosi a un vero samurai del XVI secolo, temuto e rispettato come Hanzō il Diavolo, celebre per la sua maestria nel ninjutsu e la sua astuzia strategica, facendone una figura storica di spicco oltre che un elemento intrigante di questo capolavoro tarantiniano.

Pomodori verdi fritti alla fermata del treno: un classico tra le ricette dei film

Pomodori verdi fritti alla fermata del treno intreccia le vicende di due donne intrepide negli anni '30, in un'epoca segnata dal razzismo e dal maschilismo. Alla guida del Whistle Stop Cafe, il loro piccolo bastione di resistenza e libertà, servono quella che viene celebrata come la miglior ricetta di pomodori verdi fritti nel Sud degli Stati Uniti. Questo piatto, ben più che una semplice specialità culinaria, si rivela un leitmotiv nella trama, simbolo di coraggio, amicizia e trasgressione delle convenzioni sociali. Il film infatti è una storia di amicizia e libertà, un inno alla bellezza della vita.

I maccheroni in Un americano a Roma

Nando Moriconi, meglio conosciuto come Santi Byron grazie alla magistrale interpretazione di Alberto Sordi, si imbarca in una missione tragicomica. Ovvero, trasformarsi nell'epitome dell'americano, adottando ciò che ritiene siano i pilastri della cultura USA: moda, modi di fare e, naturalmente, cibo. 

La sua avventura culinaria raggiunge l'apice quando, nel tentativo di abbracciare un'esistenza all'insegna dell'esotismo gastronomico, si cimenta in un'inaspettata (e decisamente poco invitante) combinazione di yogurt, mostarda e latte. Il richiamo alle radici però è troppo forte: di fronte a un abbandonato piatto di pasta, Nando cede all'inevitabile, proferendo le ormai leggendarie parole: "Maccarone m'hai provocato e io me te magno". Con questa scena infatti, Alberto Sordi, oltre a guadagnarsi un posto nell'Olimpo della commedia nostrana, riesce a sigillare anche l'eterno amore degli italiani per la loro cucina.

La ratatouille di Ratatouille: una vera ricetta da film

Che dire di questo capolavoro del cinema d’animazione che ci ha fatto innamorare di un piccolo roditore e del suo sogno di diventare un grande chef a Parigi?

La ratatouille, piatto povero della tradizione francese, diventa qui un vero simbolo di speranza e riscatto. Ricreare a casa questa delizia con la passata classica Pomì è un modo per rivivere la magia del film e, magari, scoprire un nuovo talento culinario nascosto.

Il sugo de Il Padrino: una ricetta italiana a Hollywood

Nel cuore pulsante della saga cinematografica che ha ridefinito il genere mafioso, diretta dal maestro Francis Ford Coppola, troviamo una scena familiare quanto emblematica: all'interno della dimora dei Corleone, il fedele Clemenza si erge a chef d'eccezione, impartendo al giovane Michael Corleone (interpretato da un intenso Al Pacino) una lezione culinaria indimenticabile.

"Avvicinati, ragazzo, non si sa mai che tu debba sfamare una ventina di bocche!" inizia infatti così il suo monologo tra i fornelli, svelando i segreti di un sugo che sa di tradizione e di casa. Questa scena è molto più di un momento di leggerezza. Rappresenta, infatti, un simbolo potente di come anche nei tempi bui le radici e le tradizioni familiari siano un sacro legame.

Lo chiamavano Trinità: i fagioli alla messicana

E poi ci sono loro, i fagioli alla messicana, che in Lo chiamavano Trinità rubano la scena con la stessa maestria di un fuorilegge del Vecchio West. Questo piatto, più di un semplice contorno, si eleva a vero e proprio co-protagonista nel celebre spaghetti western, dove l'ironia e il gusto si mescolano creando momenti indimenticabili.

Immaginate di riproporre quest'atmosfera unica a casa vostra: per una serata all'insegna del buon umore e della nostalgia cinematografica, preparare i fagioli alla messicana seguendo la ricetta Pomì diventa un'esperienza culinaria da non perdere.

I courtesan al cioccolato di Grand Budapest Hotel

Nel mondo sfarzoso e minuziosamente curato di Wes Anderson, Grand Budapest Hotel si distingue - oltre che per aver conquistato 4 premi Oscar nel 2015 - per la sua trama avvincente che si snoda attorno al furto e successivo ritrovamento di un dipinto rinascimentale d’inestimabile valore. In questo affascinante contesto, emerge la figura di Agatha (interpretata dalla talentuosa Saoirse Ronan), una pasticcera dalla chioma dorata impiegata presso la Mendl’s, famosa per i suoi bignè ripieni di cioccolato.

Questi dolci, veri e propri gioielli della pasticceria, vengono presentati in scatole di un rosa tenue che rientra fra le icone visiva del film: i courtesan al cioccolato simboleggiano infatti anche l'eleganza e il fascino che permeano la narrazione, e contribuiscono a creare quell'atmosfera unica e indimenticabile che solamente un film di Wes Anderson può offrirci.

I macarons in Marie Antoinette: una ricetta da film degna della miglior pasticceria

Restando in tema dessert, in Marie Antoinette di Sofia Coppola, i macarons emergono come simboli della reggia di Versailles e del suo spirito. Questi piccoli dolci infatti, vibranti di colori pastello e carichi di sapore, incarnano l'eccesso e la leggerezza di Versailles, riflettendo la giovinezza ribelle della regina. 

In una scena memorabile, Marie Antoinette si rifugia nell'opulenza di gioielli, tessuti di seta e macarons, in un vano tentativo di sfuggire alla propria infelicità. Questa indulgenza prelude alla fine imminente di un'era, con la Rivoluzione Francese che trasformerà lo splendore in cenere. Curiosamente, nonostante i macarons siano un'icona della cucina francese, le loro origini sono italiane e risalgono a Caterina de’ Medici.

Lo strudel con panna di Bastardi senza gloria

In una scena chiave dell'opera di Quentin Tarantino, ci troviamo di fronte a un confronto teso e carico di sottintesi tra il temibile generale delle SS Hans Landa, interpretato magistralmente da Christoph Waltz, e Shoshanna Dreyfus, nella cui vita Landa ha già lasciato un segno indelebile, sterminando la sua famiglia. 

Seduti a un tavolo, Landa ordina uno strudel di mele con panna per entrambi. La sua maniera di consumare il dolce, avida e priva di qualsivoglia raffinatezza, diventa un sinistro riflesso della sua natura crudele e imperturbabile. La scena si carica di tensione mentre quest’ultimo, in modo teatrale, schiaccia una sigaretta sul piatto ormai vuoto. Il suo modo di fare segna un contrasto agghiacciante con il timido assaggio di Shoshanna, costretta a ingoiare oltre al dolce anche il dolore e la rabbia repressi. La scena dello strudel con panna è un potente simbolo narrativo del film, capace di evidenziare la spietatezza nascosta dietro le convenzioni sociali dell’epoca e la fragilità umana posta di fronte al potere oppressivo.

Lo Jjapaguri di Parasite: una ricetta da film tutta coreana

Nel film Parasite - vincitore di numerosi premi fra cui tre premi Oscar - emerge il Jjapaguri, un piatto che ha conquistato il pubblico per la sua trionfale capacità di uniformare le differenze sociali. Coniugando elementi semplici come i ramen istantanei con piccoli tocchi di lusso, il Jjapaguri simboleggia il contrasto tra la vita modesta della famiglia Kim e l'esistenza agiata dei loro datori di lavoro. Questo piatto assume nella narrazione il ruolo di punto d’incontro fra le due famiglie, offrendo agli spettatori una riflessione sul linguaggio universale del cibo.

Crema di crema alla Edgar da Gli Aristogatti

Chi non ricorda la scena in cui il malvagio maggiordomo cerca di addormentare i poveri Aristogatti con la Crema di crema alla Edgar? Nonostante le origini del dessert nascondano un piano malizioso, volto a intrappolare i gattini, questa ricetta ha conquistato i cuori di bambini e adulti, invogliando gli spettatori a preparare il delizioso dessert tra le mura domestiche. 

L'idea di replicare a casa propria la crema che ha quasi segnato il destino degli aristocratici gattini di Parigi offre, oltre al piacere della degustazione, anche l’esperienza di rivivere uno dei momenti più memorabili di questo capolavoro d’animazione. Le ricette dei film invogliano infatti ad esplorare una prospettiva in cui il cibo è veicolo di storie, ricordi ed emozioni.

La zuppa di farro de Il gladiatore: una ricetta da film kolossal

Immergiamoci nell'atmosfera maestosa dell’Antica Roma, dove eroi e battaglie epiche si intrecciano con la vita quotidiana. Qui troviamo la zuppa di farro. Questo piatto infatti, essenza di leggerezza quanto di forza e vigore, ci trasporta direttamente nei campi di addestramento di Massimo Decimo Meridio, il valoroso generale che aspira alla libertà e alla vendetta. 

Carica di energia e ricca di storia, la zuppa di farro è l'alleata perfetta per tutti coloro che, anche solo per un momento, desiderano calarsi nei panni di un gladiatore, affrontando nella giusta maniera le sfide di ogni giorno.

Gran Torino: gli involtini vietnamiti come accettazione del diverso

Gran Torino di Clint Eastwood ci porta in un viaggio emotivo attraverso la difficile accettazione dell'altro e la battaglia contro i pregiudizi, con il burbero protagonista, Walt Kowalski, che impara a conoscere e apprezzare la cultura che lo circonda, anche attraverso il cibo. 

La scoperta degli involtini vietnamiti simboleggia questo percorso di apertura: leggeri, freschi e avvolti con cura, diventano metafora di un'esplorazione culinaria che trascende i confini del gusto per toccare quelli dell'anima. Eastwood, infatti, con la sua maestria narrativa, ci insegna che la vera ricchezza umana risiede nella capacità di accogliere e valorizzare la diversità, facendoci assaporare, in ogni boccone, la bellezza di culture che sono sì, lontane, ma vicine al cuore.

Spaghetti con polpette Lilli e il vagabondo: una ricetta da film emblema dell’amore e della bellezza delle cose semplici

Rituffiamoci nell'universo dell'animazione per riscoprire un classico senza tempo e una scena che ha fatto battere il cuore a milioni di spettatori: gli spaghetti con polpette di Lilli e il Vagabondo. Questo piatto, emblema della cucina italiana, diventa il protagonista di un momento indimenticabile con protagonisti i due cani più amati del cinema d’animazione, sotto una notte romanticamente stellata.

Non è solo una cena, ma un incontro di anime: un bacio inconsapevole scambiato attraverso un filo di spaghetti al pomodoro. Questa scena dimostra come l'amore riesca a farsi spazio anche nelle situazioni più semplici e quotidiane, e come un piatto di pasta riesce trasformarsi nel simbolo universale di affetto profondo e duraturo.

e se mi prende
il momento #chef?